La guerra dell’acciaio, oggi…
Sembra che, parlando di carbone ed acciaio, nacque l’Europa o, quantomeno, quel primo nucleo di stati che iniziò il percorso di avvicinamento tra gli stati che, oggi, usano la stessa moneta…
E chissà che proprio sull’acciaio, non si torni a ragionare ?!
Già, perchè partendo dalle denunce di alcune industrie europee dell’acciaio, si sono potuti accertare delle storture nel mercato da cui conseguiranno misure anti dumping per la difesa delle aziende del comparto siderurgico e dell’acciaio.
La Commissione europea è pronta a nuove misure anti dumping, insomma e l’Europa, tramite la Sig.ra Malmostrom, ha accellerato il dossier e scritto all’omologo ministro cinese, Hucheng, dicendosi pronta “ad aprire nuove inchieste anti dumping” se la Cina non adotterà “le misure necessarie a ridurre la sovracapacità nazionale di produzione siderurgica”.
Per ora, la commissione ha aperto nuove inchieste sulle importazioni di tre prodotti dalla Cina che, avrebbero violato le regole del mercato internazionale. Si tratta di tubi senza saldatura, lamiere da treno e placche di acciaio laminate a caldo
Ma sono già 37, le misure definitive in vigore sulle importazioni di prodotti siderurgici, atte a contrastare il commercio sleale dei produttori cinesi e non solo… Al momento, altre indagini riguardano ben 9 prodotti siderurgici…
Si consideri, che nel 2014, l’eccesso di capacità produttiva di acciaio, ha toccato in Cina 340 milioni di tonnellate; praticamente più del doppio della produzione annua della UE (169 milioni di tonnellate); e da questo esubero di acciaio cinesi, si è arrivati al dumping, alla vendita sui nostri mercati, quindi, di acciaio a prezzi inferiori di quelli di vendita…
Il comparto europeo, quindi, che occupa 360.000 persone circa( 85.000 in meno rispetto al 2008) e fattura 170 miliardi di euro, rischia di essere messo in ginocchio !
Natura che, finalmente l’unione europea pensi a nuovi dazi sull’acciaio, a tutela delle economie più colpite da questa concorrenza sleale, ovvero Regno Unito, Italia, Belgio e Francia.
Sullo sfondo di questa guerra, a complicare ulteriormente il quadro, c’è anche il riconoscimento dell’economia di mercato alla Repubblica popolare cinese.
Gli USA, hanno già dichiarato che non riconosceranno lo status di economia di mercato alla Cina e, della stessa idea, sono il Brasile, l’India, il Messico, il Canada; risulta invece strano che, sul tema, proprio gli stati membri della UE, risultino divisi, quando certi sono gli effetti potenzialmente dannosi sulle nostre economie…
Forse, queste divisioni, sono dovute alle mire che i vari stati membri hanno, di entrare nella Asian Infrastructure Investment Bank, fortemente voluta dai cinesi ?! Forse qualcuno pensa di trarre un vantaggio sugli altri, nella corsa al mercato cinese?!
Nel frattempo, continua la guerra dell’acciaio, fatta dai prezzi bassi cinesi, e dai tardivi dazi UE.
Cosa ne penseranno mai, quei 360.000 europei che ancora lavorano in un comparto in enormi difficoltà ?!
E del comparto italiano, un tempo fiore all’occhiello e traino della nostra industria, cosa resterà in piedi, dopo questi anni di attacchi cinesi e di tardive azioni difensive europee ?!
Se consideriamo che, nel nostro caso, oltre a questi problemi di mercato internazionale, ci sono costi energetici altissimi e costi tributari ed imputabili al sistema Italia, fuori controllo, non ci vuole molto a capirlo…